Sommarlo alle risorse del rinnovo del contratto del comparto istruzione e ricerca è scorretto politicamente e tecnicamente. La risposta alla congiuntura economica non può essere la stagnazione degli stipendi. Così si accelera, non si inverte, il processo di recessione.
I benefici della riduzione della differenza tra lo stipendio lordo e quello netto – è questo il cuneo fiscale – è un obiettivo che va perseguito con fermezza ma che – chiarisce il segretario generale della Uil Scuola Rua, Giuseppe D’Aprile – riguarda tutto il mondo del lavoro dipendente.
Sommarlo alle risorse del rinnovo del contratto del comparto istruzione e ricerca è scorretto politicamente e tecnicamente – commenta D’Aprile.
Creare confusione proprio mentre la trattativa sta per entrare in una fase delicata è fuorviante e lede profondamente la dignità del personale della scuola che – ricorda il segretario generale Uil Scuola Rua – è l’ultimo dei comparti pubblici a non aver ancora rinnovato il contratto di lavoro scaduto dal dicembre scorso.
Le risorse attualmente disponibili sono e rimangono esigue. Per questo – rilancia D’Aprile – i 300 milioni di euro ancora sottoposti al vincolo specifico, dovranno essere definalizzati per incrementare le somme che serviranno per un rinnovo contrattuale dignitoso.
La congiuntura economica non è delle più favorevoli, l’inflazione si avvia verso il 10%, ma la risposta all’aumento del costo della vita – aggiunge D’Aprile – non può essere la stagnazione degli stipendi, che non reggono il passo con il trend dei rincari. In questo modo si accelera, non si inverte, il processo di recessione già in atto.
È necessario, e urgente – precisa D’Aprile – che la politica realizzi investimenti ulteriori rispetto a quelli già previsti. La scuola può e deve essere soggetto cui destinare nuove risorse, stabili e strutturali nel tempo, fuori dagli attuali vincoli di bilancio.